Tra gli scogli del fondo del lago Maggiore anche relitti di ogni tipo

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Tra gli scogli del fondo del lago Maggiore anche relitti di ogni tipo
Il fondo del Lago Maggiore, oltre i 300 metri, uno se lo immagina popolato di chissà cosa e colorato come i fondali marini che vediamo nei documentari. Invece, le profondità che raggiunge il Verbano non consentono il passaggio della luce ma non consentono nemmeno l’immersione umana. L’abisso a oltre 300 metri del Lago Maggiore non è mai stato filmato da subacquei e nemmeno utilizzando un batiscafo. Ma per gli esperti sub del lago come l’istruttrice-salvatrice Claudia Imperiali o l’istruttore-videomaker Francesco Malgaroli il fondo del secondo lago più profondo d’Italia si può intuire conoscendo il fondo esplorato della cosiddetta “corona” cioè della cornice più prossima alle rive. Dobbiamo immaginare una vallata alpina riempita di acqua e poi pensare a tutto quello che i fiumi hanno depositato, poi trasportato dalle correnti del lago: tutto questo sommando frane, vegetazione e persino relitti di barche affondate e un bel po’ di rifiuti soprattutto sotto costa. «Il fondo del lago non è mai stato esplorato – spiegano i due sub esperti – perché un sub, anche se con miscele d’aria e un allenamento particolari, di solito, non scendere oltre i 100 metri. L’attività subacquea ricreativa arriva al massimo a 30 metri. Ma, partendo dalla nostra esperienza di immersioni nella zona di corona, possiamo dire che il fondo del lago è estremamente vario. La maggior parte degli ambienti fondo è costituita da pietraie di grossi ciottoli, portati dai ghiacciai e dagli immissari, ma ci sono anche pietraie con grossi massi da frana. Lungo la riva il fondale è sabbioso e ciottoloso e digrada lentamente. Ma in molti punti scende di colpo con maestose pareti di roccia, come nella zona di Villa Taranto, a Verbania oppure sotto Ghiffa o lungo la riva di Cannobbio. Di solito se c’è un versante della montagna che va giù a picco sulla riva la parete prosegue anche nel fondo del lago. In molte zone, ti trovi prima un pianoro poi, colpo, una parete che va giù nel buio. Sembra di stare lungo una grande scogliera marina che in diversi punti diventa meno pendente ma sempre con roccia viva. Naturalmente a Fondo Toce o Locarno dove entrano i fiumi, il fondo è sabbioso-ciottoloso, ma in quasi tutte le zone dominano le pietre o la roccia viva». Per osservare il fondo oltre pochi metri occorrono le torce. Il lago è più buio del mare: la luce penetra molto poco nell’acqua di lago anche in pieno giorno. Questo perché le acque possono essere intorbidite per una piena degli immissari, dal forte vento di tramontana o di temporale che crea moto ondoso e soprattutto dalla fioritura delle microalghe. «I colori sotto riva sono stupendi, ma dopo pochi metri dobbiamo accendere le torce per vederli. In certi momenti dell’anno il fitoplancton e la fioritura delle piante acquatiche crea un vero e proprio “tappo”: al di sotto di questa barriera è buio pesto». Sul fondo del lago giacciono anche numerosi relitti. Sono testimonianze di quanto può essere pericoloso trovarsi in una piccola barca quando infuriano i frequenti temporali o quando il vento di buriana alza onde di un metro o due. Sul fondo si trovano barche da pesca, motoscafi di turisti ma soprattutto di contrabbandieri che navigavano di notte, battelli, tra cui il celebre “Milano” affondato nel 1944 da un attacco aereo alleato perché portava un reparto di repubblichini. Nel 2008 è stato ritrovato a 235 metri grazie a un’immersione record. Ma oltre alle imbarcazioni affondate nuotando sul fondo nei pressi delle rive si possono incontrare camion, diverse automobili, moto, ruspe, furgoni. I sub conoscono bene un elicottero precipitato nelle acque svizzere e meta di immersioni. Il lago è anche questo, la sua storia e le sue storie, adagiate sul fondo buio.

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